Ambiente

TERME DI GALZIGNANO COURSE: GIOCARE A GOLF IMMERSI NELLA NATURA, TRA I SOSPIRI DEL VULCANO

Il Terme di Galzignano Course si trova all'interno dell'area protetta del Parco Regionale dei Colli Euganei.
Dal punto divista ambientale e paesaggistico, il percorso ècaratterizzato dalla presenza dei Colli Euganei, che fanno da corona alle 9 buche del tracciato e dalle "fumarole" che si incontrano in campo, testimonianza di un'antichissima attività  vulcanica che ancora oggi rende possibile l'attività  termale.

LA GEOLOGIA

AMMONITEPer comprendere l'evoluzione geologica dei Colli Euganei si deve andare indietro nel tempo di circa 135 milioni di anni.
A quel tempo la geografia della Terra, che fin dall'origine del pianeta ha subito profondi mutamenti, era ben diversa dall'attuale. I continenti erano raggruppati in due grandi blocchi, divisi da uno stretto braccio di mare, residuo di un antico, immenso oceano chiamato Mare della Tetide. Dove attualmente c'è l'Italia, a quel tempo c'era un grande golfo. Infatti all'inizio era il Mare...
Sul fondo di questo antico mare, indisturbato per circa 100 milioni di anni, si sono depositati sedimenti, che si sono poi trasformati nelle rocce calcaree che attualmente si riscontrano negli Euganei. Tali rocce contengono, in molti casi, i resti fossilizzati di organismi marini ed èattraverso lo studio di tali fossili (in particolare dei microfossili) che è possibile datarle. Queste stesse rocce, estese per uno spessore che si aggira sui 450 o 500 metri, in un passato recente sono state oggetto di intensa escavazione per alimentare i grandi cementifici di Este e di Monselice.
Ma la nascita dei Colli risale a circa 35 milioni di anni fa, determinata da una serie di eruzioni sottomarine. Le prime eruzioni si verificarono con colate sottomarine di lave molto fluide, che si riversarono sul fondo marino. Ma dopo un periodo di quiete (qualche milione di anni), l'attività  vulcanica riprese con l'emissione di vari tipi di lave, che favorirono la formazione dei caratteristici corpi eruttivi che conferiscono al paesaggio euganeo un aspetto unico e suggestivo. Infatti il magma, ristagnando presso la spaccatura di emissione ha dato forma a quelli che oggi noi conosciamo come il Monte Venda e il Monte Vendevolo. In altri casi la lava ha inarcato gli strati sedimentari dando forma, per esempio, al Monte Cecilia di Baone, oppure al Monte Lozzo e al Monte Cero. Altre grandi masse magmatiche, con meccanismi diversi, hanno dato forma ed origine al complesso Monte Grande, Monte Madonna, Monte Altore e Monte Ricco.
Nei Colli si trovano anche altre tipologie di strutture vulcaniche, come il filone trachitico di Rocca Pendice oppure il Monte Orsara, testimonianza di attività esplosiva. Tutti questi apparati eruttivi hanno coinvolto le rocce sedimentarie molto piùantiche, che costituivano il fondo marino, deformandole, fratturandole e sollevandole dalla loro giacitura originale a quote molto più elevate.
I Colli quindi hanno visto inizialmente la luce come un minuscolo arcipelago di isolotti vulcanici e tali sono rimasti fino a circa 2 milioni di anni fa (all'inizio del Quaternario), quando il mare gradualmente si è ritirato dalla zona euganea, per far posto alla Pianura Padana, che si stava formando in seguito a grandiosi fenomeni alluvionali. I processi erosivi, dovuti agli agenti atmosferici, hanno agito selettivamente sui vari tipi di rocce agendo più intensamente su quelle più tenere, come i tufi e le rocce sedimentarie e mettendo in risalto quelle più resistenti, cioè quelle vulcaniche.
Le rocce che caratterizzano il paesaggio euganeo sono quindi sia vulcaniche che sedimentarie. Camminando lungo i vari sentieri del Parco si incontrano ad esempio rocce sedimentarie tra le più antiche presenti sui Colli Euganei, molto chiare e di natura calcarea. Ma anche la Rossa ammonitica, che si può osservare solamente in una fenditura del Monte Resino, in località  Fontanafredda. Formatasi nel Giurese superiore, tra i 150 ed i 135 miloni di anni fa, presenta al suo interno numerosi fossili di ammoniti, da cui prende il nome.
Roccia successiva per genesi, formatasi nel Cretaceo inferiore tra i 135 e i 90 milioni di anni fa, il Biancone. Si tratta di un calcare bianco composto quasi completamente da gusci calcarei di piccoli microscopici organismi che si sono depositati sul fondale del mare aperto e profondo.
Tipica anche la Scaglia Rossa, un calcare argilloso che contiene spesso fossili come ricci di mare e denti di squalo (la temperatura del mare era di circa 25°C, come quella dei tropici), che si è originata tra il Cretaceo superiore e l'Eocene inferiore, 90-55 milioni di anni fa.'
Altra roccia sedimentaria è la Marna euganea, risalente dall'Eocene superiore al Oligocene inferiore., tra i 55 ed i 33 milioni di anni fa, molto argillosa, di colore verde-grigiastro, tipica soprattutto nell'area di Teolo.
Proprio durante la fase di formazione di quest'ultima roccia, circa 43 milioni di anni fa, si è verificato un primo ciclo eruttivo: da fratture della crosta marina è fuoriuscito del magma che si è espanso sul fondo formando rocce basaltiche di colore scuro. Questo tipo di rocce vulcaniche si possono osservare nei pressi di Teolo e sul Monte Gemola.
Alla fine di questo primo ciclo eruttivo è seguito un periodo di inattività  , durante il quale è continuato il processo di formazione delle marne euganee.
La seconda fase eruttiva è avvenuta tra i 33 e i 30 milioni di anni fa, nell'Oligocene inferiore. Si tratta di una fase ancora sottomarina che ha dato origine a:
- la Riolite, di colore chiaro e con una quantità  di silice > 65% (si può osservare sul Monte Solone, sul Monte Cinto e sul Monte Ventolone);
- la Trachite, di color grigio-giallognolo che presenta una percentuale di silice tra il 65 e il 55% (si osserva sul Monte Lonzina, sul Colle della Rocca e sul Monte Rusta);
- la Latite, di colore molto scuro, con un contenuto di silice compresa tra il 55-50% (si trova ad esempio sul Monte Sengiari e sul Monte Cecilia).
Alla fine di questa seconda fase vulcanica, le vette pù alte dei colli risultavano emerse fuori dalla superficie marina, formando una sorta di arcipelago di isolotti in mezzo al mare.

IL PARCO REGIONALE DEI COLLI EUGANEI

"Se solo potessi mostrarti il secondo Elicona che per te e per le Muse ho allestito nei Colli Euganei! Penso proprio che di là non vorresti mai più andartene".

E' con queste parole che Francesco Petrarca celebra gli Euganei, parlandone esplicitamente, in una lettera, la XLVI delle Variarum, spedita all'amico Moggio di Parma.

Sul territorio dei Colli Euganei sono presenti, e possono essere osservate, arcaiche testimonianze degli Antichi Veneti. Un gran numero di reperti che documentano la storia di questo territorio, dalla Preistoria all'età  Romana, sono conservati a Este, nel Museo Nazionale Atestino.
Le testimonianze più antiche, rinvenute nelle zone del monte della Madonna e del Venda, databili al Paleolitico, sono costituite da manufatti in selce. Importanti reperti ceramici sono quelli relativi al periodo del Neolitico (fine IV millennio a.C.), venuti alla luce in notevoli quantità  presso Castelnuovo. Armi, utensili, oggetti dall'ornamento e abbigliamento, risalenti all'età  del Bronzo (II millennio a.C.) e testimonianti la presenza di un villaggio palustre, sono stati ritrovati in prossimità del Lago della Costa, ad Arquà  Petrarca.
Al II secolo a.C. risale la presenza dei Romani che, iniziando la costruzione di una rete viaria, danno un forte impulso agli insediamenti abitativi. La via Annia, che si staccava a Legnago dalla Emilia per dirigersi ad Aquileia, passa per Monselice, uno dei comuni del territorio del Parco.
Durante il Medioevo, nei Colli, per la loro posizione dominante, si diffusero un gran numero di corti, pievi e fortificazioni.
All'inizio del XV secolo nel territorio, che entra nei domini della Serenissima, si inizia la costruzione di splendide dimore volute dalla nobiltà  veneziana. Valsanzibio, Luvigliano e Valnogaredo conservano notevoli esempi della civiltà  delle ville.
Il XIX secolo, iniziato sotto le insegne napoleoniche e conclusosi con l'annessione al neonato Regno d'IItalia, fu un secolo di grande crescita demografica che vide un consistente sfruttamento del territorio e l'nizio dell'attività  estrattiva su scala industriale.
La tutela del territorio e la salvaguardia del paesaggio sono iniziate negli anni settanta con la dismissione graduale delle cave, che hanno avuto la loro massima attuazione nel 1989 con l'Istituzione del Parco Regionale dei Colli Euganei.
Istituito con L. R. 10.10.1989 n.38, il Parco comprende, totalmente o in parte, 15 Comuni e si estende per 18.694 ettari. Sono presenti i maggiori rilievi collinari della Pianura Padana che si ergono, nettamente isolati, a sud-ovest di Padova (la massima elevazione, il Monte Venda, raggiunge quota 601 m).
La particolare ubicazione e genesi vulcanica, i diversi orizzonti climatici, la presenza attiva dell'uomo fin dai tempi più remoti, rendono il Parco unico per le sue ricchezze naturali, paesaggistiche, ambientali, culturali ed artistiche.
Con la Legge Istitutiva e il Piano Ambientale, il Parco si è dotato di adeguati strumenti per la tutela e la valorizzazione dell'ambiente e per l'incremento dello sviluppo economico e sociale del suo territorio in una logica di sostenibilità .

LA FAUNA DEL PARCO

I Colli Euganei costituiscono un ambiente piuttosto diversificato per tipo e numero di specie, in particolare se confrontato con la pianura circostante, pur essendosi verificato nel tempo un certo impoverimento.

Di seguito sono descritti in breve le classi di vertebrati e gli invertebrati più caratteristici dei Colli Euganei.

Mammiferi
Volpe, donnola e faina sono presenti tra i carnivori, oltre al tasso; tra i piccoli mammiferi insettivori sono comuni il riccio, la talpa ed il toporagno; tra i roditori, il ghiro ed il moscardino. Importati dall'uomo e nel tempo divenuti infestanti sono il daino e, soprattutto, il cinghiale.

Uccelli
Oltre 120 specie segnalate tra quelle stanziali, migratrici e di passo. Nei mesi invernali i boschi ospitano la beccaccia, il tordo bottaccio, il tordo sassello e la cesena; mentre tra la bassa vegetazione si osservano lo scricciolo, il pettirosso, il regolo, il verdone e la cinciarella. In primavera arrivano l'upupa, il rigogolo ed il cuculo, l'averla piccola ed il codibugnolo. Fringuelli, cardellini e la bella ghiandaia sono presenti tutto l'anno. Nelle zone prative aperte è facile osservare la calandra, la cappellaccia ed in estate il curioso succiacapre, uccello crepuscolare che nidifica a terra, dal volo simile a quello di un piccolo falco. I rapaci diurni sono ben rappresentati dalla poiana; presenti pure il gheppio, lo sparviero e talvolta anche il lodolaio. Recentemente la presenza nidificante del falco pellegrino presso il sito, di proprietà  della Regione Veneto e in gestione al Parco, a Rocca Pendice, ha confermato le potenzialità  faunistiche e naturalistiche dei Colli Euganei, tanto da giustificare il loro inserimento tra le Zone di Protezione Speciale (ZPS) europee di Rete Natura 2000. Fra i rapaci notturni è possibile incontrare il gufo comune, la civetta, la civetta nana e il barbagianni e l'allocco. Molto comuni nelle aree pianeggianti lungo gli scoli d'acqua e in prossimità  delle zone umide sono gli uccelli legati a questa tipologia di ambienti, tra i quali l'airone cinerino e l'airone bianco, la garzetta e la gallinella d'acqua.

Rettili
Si annoverano tra i sauri alcune specie di lucertole ed il ramarro presenti nelle zone calde ed asciutte, mentre l'orbettino predilige i luoghi freschi ed umidi. I serpenti sono presenti con il biacco nella varietà  nera (localmente detto "scarbonasso"); meno comune è il saettone o colubro di Esculapio. Diffusa è pure la natrice dal collare, assieme alla natrice tessellata. La vipera è segnalata, come presenza rara, e vive nelle zone più elevate e tranquille. Da ricordare la testuggine d'acqua dolce Emys orbicularis, specie però  minacciata nel suo stesso habitat dall'esotica Trachemys scripta, la nota tartaruga allevata in cattività  che spesso purtroppo viene rilasciata nelle zone umide dove prevale sulla specie locale.

Anfibi
Le zone umide ospitano raganelle, rane, rospi, in particolare il rospo smeraldino; il raro ululone dal ventre giallo si può trovare anche nelle pozze d'acqua temporanee che si formano in seguito ai periodi di pioggia primaverili. In alcuni biotopi di acqua stagnante vivono il tritone alpestre e il tritone punteggiato; la salamandra pezzata è molto comune e diffusa nel sottobosco fresco, in prossimità  di sorgenti e corsi d'acqua.

Pesci
All'interno del comprensorio euganeo, non sono molte le zone con acqua permanente tutto l'anno adatte ad ospitare l'ittiofauna. Intorno alle colline, lungo i canali e nei biotopi, vivono numerose specie di pesci d'acqua dolce, tipiche dei corsi d'acqua della pianura.

Invertebrati
La presenza di numerose specie di farfalle, soprattutto quelle diurne degli ambienti prativi dei vegri, è una delle particolarità  più caratteristiche e colorate della fauna euganea. Tra gli insetti, da ricordare anche numerose specie di coleotteri, mentre tra gli altri invertebrati, alcuni dei quali endemici e importanti dal punto di vista scientifico, si ricordano il piccolo crostaceo terrestre Glomeris euganeorum e il gambero di fiume, grosso crostaceo che può raggiungere i 20 cm di lunghezza, un tempo attivamente ricercato dai valligiani come squisitezza culinaria ed ora localizzato solo nei corsi d'acqua pù puliti dei Colli. Purtroppo, quest'ultima specie appartenente alla fauna locale tradizionale, è seriamente minacciata dalla presenza del gambero di fiume americano che, come molte altre specie non autoctone, tende a divenire infestante.

LA FLORA DEL PARCO

Nei Colli Euganei è presente un numero sorprendente di specie vegetali.
L'origine geologica dei terreni, la morfologia dei rilievi, responsabile di microclimi e biotopi contrastanti, l'isolamento da altri gruppi montuosi e le alterne vicende climatiche legate ai cicli glaciali, sono i principali artefici della grande diversificazione della flora euganea. Qui vivono, a stretto contatto, specie adattate al caldo e altre di carattere montano: percorrendo un giro attorno a uno dei tanti coni vulcanici, si osserva come, al variare dell'esposizione, vivano a stretto contatto vegetazioni d'ambiente caldo arido (termofile) accanto ad altre a carattere montano (microtermiche) o submontano.

La pseudomacchia mediterranea
Affine alla classica macchia mediterranea, caratterizza il distretto euganeo, ed è costituita da una vegetazione quasi impenetrabile di piante a basso fusto per lo più sempreverdi quali leccio, corbezzolo, erica arborea, cisto, terebinto, ginestra ed asparago pungente. Distribuita a macchia di leopardo, si sviluppa su terreni vulcanici rupestri, esposti a sud, assolati ed aridi. In alcune aree rupestri, presso il Monte Ceva di Battaglia, la Rocca di Monselice e l'Oratorio di S. Antonio abate sul Monte Madonna, troviamo il fico d'india nano (Opuntia humifusa), vero e proprio cactus in miniatura, originario degli altipiani rocciosi dell'America centrale.

Il bosco di castagno
Si sviluppa nei versanti vulcanici rivolti preferibilmente a nord, su terreno siliceo, fresco e profondo. Il sottobosco, normalmente ricco di humus e relativamente umido, presenta numerose specie erbacee a fioritura precoce quali: bucaneve, dente di cane, elleboro, anemone fegatella, aglio orsino, sigillo di Salomone, narciso, mirtillo nero, o i rari e preziosi gigli martagone e di S. Giovanni; incantevoli tracce di flora alpina, quasi impensabili in un ambiente collinare così profondamente condizionato dalla millenaria presenza dell'uomo. Sono presenti, piuttosto localizzati, maggiociondolo, fior d'arancio, sorbo montano faggio e qualche betulla.

Il bosco di querce
Occupa parte dei versanti esposti a mezzogiorno, su terreno poco profondo e asciutto, ben riscaldato povero o degradato, di preferenza calcareo, pur non mancando nei distretti silicei. Il querceto, di aspetto aperto e luminoso, presenta frequenti radure vivacizzate da una varia mescolanza di specie erbacee d'ambiente arido. Si presenta come una boscaglia mista; alla roverella dominante si affiancano: carpino nero, orniello, albero di Giuda, bagolaro, ciavardello e, tra i cespugli, lo scotano le cui foglie in autunno accendono i colli di infinite sfumature. Nel sottobosco, abbastanza soffice e ricco di humus compaiono: pungitopo, biancospino, ginepro, ligustro, erica, madresilva. Meno esteso del castagneto attualmente il bosco di querce termofile occupa le zone meno frequentate e più intatte dal punto di vista naturalistico.

I prati aridi (vegri)
Presenti soprattutto nella zona meridionale dei Colli, su gran parte delle ondulazioni calcaree, tra Arquà  Petrarca, Valle S. Giorgio e Baone, questi prati derivano dall'abbandono di coltivi e pascoli poco produttivi, e vengono chiamati "vegri". In continua evoluzione verso la ricostituzione della boscaglia originaria, sono costituiti da specie erbacee amanti del secco, soprattutto graminacee, composite spinose e leguminose, mentre le aree abbandonate da più tempo e talvolta con un terreno molto arido, ospitano sparsi cespugli dal carattere rustico e pioniero, come biancospino, pruno spinoso, rosa canina, ginepro, viburno, ginestra, che preparano il terreno all'arrivo di roverella, carpino nero e orniello.
Poche e preziose sono le stazioni di Ruta patavina (Haplophyllum patavinum), la specie più importante del patrimonio floristico euganeo; oltre venti sono le specie di orchidee spontanee dalle forme suggestive e bizzarre, tra cui l'orchidea farfalla, la vesparia, la maggiore, la scimmia, il barbone, la manina rosa e il fior di legna.

Boscaglia di Robinia
La robinia è pianta estranea alla flora europea; originaria della costa orientale del nord America, importata agli inizi del '600 come specie ornamentale. La sua rapida diffusione le ha permesso di conquistare un'ampia parte di territorio a scapito dei boschi originali. Una delle cause di questo è l'eccessivo sfruttamento del territorio e l'abbandono dei terreni coltivati, nei quali la robinia si è insediata con la velocità delle infestanti, formando in breve tempo boscaglie piuttosto monotone, con pochissime altre piante arboree e cespugli, tra i quali sambuco e altre specie che tipicamente segnano il degrado, come rovi e vitalba. Il sottobosco, altrettanto povero, vede la crescita di aglio orsino, anemone bianca, viola, lampascione, gigaro ed elleboro.

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